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APPENDIX A

CHRONOLOGICAL TABLE OF THE CHIEF CRITICAL WORKS OF THE SIXTEENTH

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1539 Tolomei: Versi e Regole della 1545 Pelletier: trans. of Horace's

Nuova Poesia.

Ars Poetica.

1548 Robortelli: ed. of Aristotle's 1548 Sibilet: Art Poétique.

Poetics.

Poetics.

1549 Segni: transl. of Aristotle's 1549 Du Bellay: Défense et Illus

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tration.

1553 Wilson: Rhetoric.

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1570 Castelvetro: ed. of Aristotle's 1565 Ronsard: Abrégé de l'Art

Poétique.

Poetics. 1575 Piccolomini: ed. of Aristotle's 1572 Jean de la Taille: preface of

Poetics.

Saül.

1572 Ronsard: preface of Franciade.

1579 Viperano: De Arte Poetica.
1586 Patrizzi: Della Poetica.
1587 T. Tasso: Discorsi dell' Arte 1573 Jacques de la Taille: treatise

Poetica.

1588 Denores: Poetica.

1597 Buonamici: Discorsi Poetici. 1598

1598 Ingegneri: Poesia Rappre

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DATE

ENGLAND

1567 Drant: transl. of Horace's
Ars Poetica.

1570 Ascham: Scholemaster.
1575 Gascoigne: Notes of Instruc-
tion.

1579 Gosson: School of Abuse.
1579 Lodge: Reply to Gosson.
1580 Harvey and Spenser: Letters.
c. 1583 Sidney: Defence of Poesy
(publ. 1595).

1585 James VI.: Reulis and Cau

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APPENDIX B

SALVIATI'S ACCOUNT OF THE COMMENTATORS ON ARISTOTLE'S "POETICS."

THE following is Lionardo Salviati's account of the commentators on Aristotle's Poetics up to 1586. The passage is cited from an unpublished Ms. at Florence (Cod. Magliabech. ii. ii. II.), beginning at fol. 371. The title of the Ms. is Parafrasi e Commento della Poetica d'Aristotile; and at fol. 370 it is dated January 28, 1586.

DELLI INTERPRETI DI QUESTO LIBRO DELLA POETICA

Averroe primo di tutti quelli interpreti della Poetica che a nostri tempi sono pervenuti, fece intorno a esso una breve Parafrasi, nella quale come che pure

Averroës.

alcune buone considerationi si ritrovino, tutta via per la diversità e lontananza de costumi, che tra greco havea, e tra gli arabi poca notizia havendone, pochissima ne potè dare altrui. Appresso hebbe voglia

Valla.

Giorgio Valla di tradur questo libro in latino, ma o che la copia del testo greco lo ingannasse, o che verso di sè fusse l' opera malagevole per ogni guisa massimamente in quei tempi, egli di quella impresa picciola lode si guadagnò. Il che considerando poi Alessandro de Pazzi, huomo delle lingue intendente, et ingegnoso molto, alla medesima cura si diede, et ci lasciò la latina traduzzione, che

Pazzi.

in tutti i latini comenti fuorch' in quello del Vettorio si leggie. E per ciò che dotto huomo era, et hebbe copia di ottimi testi scritti a penna, diede non poca luce a questa opera, e più anche fatto havrebbe se da la morte stato non fusse sopravenuto. Ma Francesco Rubertello a tempi nostri, nelli studj delle lingue esercitaRobortelli.

tissimo, conoscendo che di maggior aviso li faceva mestieri, non solamente purgò il testo di molte macchie che accecato il tenevano, ma il primo fu ancora, che con distese dichiarationi, et con innumerabili esempli di poeti greci e latini, fece opera di illusSegni. trarlo. Vulgarizzollo appresso Bernardo Segni in questo nostro Idioma, et con alcune sue brevi annotationi lo diede in luce. E nella tradutione per alcune proprie voci et ai greci vocaboli ottimamente corrisposero, non se n' uscì anche egli senza commendazione. Ma con molto maggior grido et applauso, il comento del Maggio, chiarissimo filosopho, fu dal mondo

Maggi. ricevuto; perciochè havendo egli con somma gloria nella continua lettura della Philosophia i suoi anni trapassati, con l'ordine principalmente giovò a questo libro, e col mostrarne la continuatione et in non pochi luoghi soccorse il Rubertello. E se si fusse alquanto

meno ardente contro di lui dimonstrato, nè così vago stato fusse di contrapporseli, sarebbe alcuna volta per avventura uscito fuor più libero il parer suo, e più saldo. A lato a quel del Maggio fu la latina traduzione et comento di Pier Vettori pubblicato, il quale essendo Vettori. oltre ad ogni altro, delle antiche scritture diligentissimo osservatore, e nella cognitione delle lingue havendosi sì come io stimo a tempi nostri, il primo luogo guadagnato, hauta commodità, et in gran numero di preziosi et antichi esemplarj scritti a mano, in ogni parte, ma nella correzzione del testo spetialmente e nella traduzione, ha fatto sì che poco più avanti pare che di lume a

questo libro possa desiderarsi.

Castelvetro.

Pur non di manco a questi anni di nuovo, da un dotto huomo in questa lingua volgarizzato et esposto, et più a lungo che alcun altro che ciò habbia fin quì adoprato ancor mai. Questo sarà da me per tutto ovunque mi convenga nominarlo, il comento vulgare appellato, e per più brevità con quelle due prime lettere C. V. in questa guisa lo noterò. Nel qual comento hanno senza alcun fallo di sottilissimi avvedimenti, ma potrebb' essere, sì come io credo, più sincero. Perciò che io stimo, che dove egli dal vero si diparte, il faccia per emulazione per lo più per dimostrarsi di sottil sentimento e per non dire come li altri. È la costui tradutione, fuorchè in alcune parti dove egli secondo che io avviso volontariamente erra, tra le toscane la migliore. E sono le sue parole et in essa e nell' espositione molto pure, et in puro volgare fiorentino, quanto comporta la materia l' una e l'altra è dettata. Ultimamente la traduzzione, e con essa l' annotazione di Mgr. Alessandro Piccolomini sono uscite in stampa, il quale havendosi con molte altre sue opere d' astrologia e di filosofia e di rettorica parte composte, parte volgarizzate, non picciol nome e molta riputazione acquistata, creder si può altrettanto doverli della presente faticha avvenire. Dietro a sì chiari interpreti non per emulatione, la quale tra me e sì fatti huomini non potrebbe haver luogo, ma per vaghezza Salviati. che io pure havrei di dover ancor io, se io potessi a questa impresa, alcun aiuto arrecare dopo lo studio di dieci anni che io ci ho spesi, scendo, quantunque timido, in questo campo, più con accesa volontà, che con speranza, o vigore desideroso che avanti che venirmi gloria per false opinioni, sieno i miei difetti discretamente da savio giudice gastigati.

Piccolomini.

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